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Fatto lo Smart Working, Adesso Facciamo lo Smart Studying
La DAD non è il male assoluto: la DAD fatta come si sta facendo in Italia è il male assoluto. Ma si può migliorare, investendo sulla cinghia di trasmissione: gli insegnanti.
“Le indicazioni del MIUR sono chiare: tenete le lezioni come se foste in classe. Solo che in classe non ci siamo”. Fabrizio Venerandi, professore genovese tra i pionieri della letteratura elettronica, pensa che si stia perdendo una grande opportunità. “La didattica in digitale può essere diversa, si potrebbero usare strumenti di classe capovolta, o altri media come ad esempio una scrittura collettiva, in contemporanea, su un Google Doc condiviso. A me piace giocare, e personalmente sto proponendo agli studenti degli esperimenti didattici che usino anche i media con cui i giovani hanno più confidenza: ad esempio, chiedo loro di farmi una recensione di un libro o di un film come se fossero degli youtuber. A pensarci bene, potremmo anche pensare di non fare più le lezioni live: che senso ha legarci a un orario, ora?”.
La DAD (didattica a distanza), l’acronimo diventato in pochi mesi il più famoso d’Italia, offrirebbe l’occasione di svecchiare un’istituzione che non si ripensa veramente da troppo tempo. Un’occasione, però, che stiamo perdendo.
All’inizio questo era normale, perché la rapidità con cui la pandemia ci ha sorpreso…